La tredicesima seduta positiva di fila del Dow Jones, registrata nella giornata di ieri, è la migliore conferma di quale sia l’approccio del mercati alle decisioni della FED.
Con il rialzo di ieri (+ 0,25%), i tassi americani si sono portati al 5.25/5,50%, il livello più alto dal 2001. La decisione, come dimostra l’imperturbabilità di Wall Street, era ampiamente attesa e, quindi, già “scontata” dagli operatori (come in modo forse ancora più evidente trasmette l’andamento del mercato obbligazionario, con i rendimenti che non hanno “fatto una piega”).
Nell’usuale conferenza stampa, riferendosi agli scenari futuri, ha testualmente dichiarato: “E’ certamente possibile un aumento del tasso di riferimento nella riunione di settembre se i dati lo giustificheranno, e direi anche che è possibile che sceglieremo di mantenere i tassi invariati se questo è ciò che i dati richiedono”. Un po’ come dire che, parlando di calcio, una partita può finire con 1-X-2…dando per ovvio che è assolutamente impossibile che i tassi tra 2 mesi scendano (ipotesi irrealizzabile anche se l’inflazione “core” dovesse scendere sotto zero…), non possono che rimanere 2 strade: quella che conduce al rialzo, ovvero quella che li lascia invariati. Una dichiarazione che, se vogliamo, mette il Presidente della FED al riparo da qualsiasi errore: nessuno potrà affermare che ha detto che le probabilità di un rialzo a settembre siano superiori a quelle di lasciare le cose invariate, e viceversa. Forse proprio quello che i mercati desideravano: la rappresentazione di un quadro molto “fluido”, in cui le prospettive rimangono, di fondo, positive, con alcune “variabili” che potrebbero però “disturbarne” l’andamento. Ben diverso, sarebbe, il contrario, vale a dire un quadro negativo di fondo, ma con delle variabili “positive”. Affermazioni accompagnate dalle ormai usuali parole sulla necessità di “non mollare la presa” e che rimane ancora del lavoro da fare, che nulla aggiungono.
Di certo, da qui al 19-20 settembre, quando la Banca Centrale americana tornerà a riunirsi, molte saranno le informazioni che saranno a disposizione: ci sono molte probabilità che già a fine agosto, quando nelle montagne del Wyoming si terrà il tradizionale simposio di Jackson Hole, che vedrà la partecipazione dei Banchieri Centrali più potenti al mondo, si capirà quale sarà la tendenza. Da qui ad allora non mancheranno nuovi dati su occupazione, disoccupazione, andamento dei prezzi, PIL, andamento del credito, etc. Il tutto, ricordiamolo ancora una volta, con sullo sfondo le elezioni Presidenziali di novembre 2024, un appuntamento al quale ben difficilmente l’attuale Presidente Biden vorrà presentarsi con un Paese indebolito dalla recessione e con milioni di persone senza un lavoro (e con quelle che nel caso lo fossero vi si trovassero per scelta e non perché costretti). Cose che molto presumibilmente Powell sa bene, ma sulle quali, in considerazione dell’assoluta (teorica) indipendenza dell’organismo monetario che dirige, non può esporsi più di tanto.
Oggi è il turno della BCE. Anche per la Lagarde quella di oggi sembra una strada ampiamente segnata, con i tassi che dovrebbero seguire l’esempio americano, salendo quindi al 3,75% dall’attuale 3,50% (un anno fa erano a – 0,50%…). L’inflazione anche in Europa è in calo, pur mantenendosi ad un livello superiore a quella Usa (per i dati nuovi si deve attendere la prossima settimana), aspetto che dovrebbe portare la Lagarde ad un atteggiamento, per il prossimo futuro (il Comitato Direttivo della BCE tornerà a riunirsi il 14 settembre), meno intransigente, lasciando spazio a chi predica meno rigore. Ma, anche in Europa, avremo 2 mesi di tempo per leggere i numeri e analizzarli con cura.
Intanto anche i mercati asiatici sembrano reagire positivamente alle comunicazioni della FED.
A Tokyo il Nikkei sale dello 0,68%. A Hong Kong l’Hang Seng al momento è in crescita di circa l’1%, mentre a Seul il Kospi guadagna lo 0,6%. Unico mercato che “sta sulle sue” Shanghai, in leggerissimo calo (– 0,15%), dopo che aveva aperto con un buon rialzo.
Futures ovunque ben impostati, con rialzi tra lo 0,30 e lo 0,60%.
Petrolio sempre ben comprato, con il WTI in ulteriore avvicinamento agli 80 $ (79,44), + 0,72% anche questa mattina.
Gas naturale Usa a $ 2,689, – 0,30%.
Oro a $ 1.977 (+ 0,27%).
Spread a 162,9 bp, con il BTP al 4.10%.
Bund al 2,47%.
Treasury Usa 3,86% nei primi scambi sui mercati asiatici.
€/$ a 1.1093, sostanzialmente sui livelli di ieri.
Cerca la strada del recupero il bitcoin, a $ 29.426.
Ps: una giornata di “tenda” al Twiga di Marina di Pietrasanta costa, mediamente, € 500. A Castel Volturno, località balneare in provincia di Caserta, per una giornata di mare, con ombrellone e sedie a sdraio, si spendono € 10.
Con una piccola differenza (tra le altre): non si può fare il bagno per divieto di balneazione, visto il livello di inquinamento del mare antistante. Un po’ come andare al ristorante, sedersi, pagare il conto, anche se modesto, non mangiare e andarsene.